lunedì 6 aprile 2015

Conferenza sul Verde - 6. Proposte per incrementare la superficie dei parchi urbani

Dal Convegno sul Verde Pubblico del marzo 2015:
"Quale futuro urbanistico per Vigevano? “Vigevano città d’arte, bella e vivibile o città dormitorio?”

Un estratto dalle riflessioni dell'arch. Luciano Saino

Sesta parte - Proposte per incrementare la superficie dei parchi urbani

La storia della pianificazione del territorio urbano della città di Vigevano, per quanto attiene le aree a verde pubblico, può schematicamente essere divisa in tre periodi:

A) Decenni 50 e 60 del 900, successivi alla guerra in cui, per vari motivi che andrebbero analizzati in altra sede, si è attuata un'attività edilizia basata unicamente sulla quantità dei volumi edilizi da realizzare e in cui il verde, sia di pertinenza che (ancora di più) di uso pubblico, veniva considerato bene dei tempi antichi, contrario al principio di tornaconto degli investimenti immobiliari. Nei progetti urbani che hanno creato i nuovi quartieri residenziali dell'epoca, le espressioni verde pubblico e parcheggi erano totalmente ignorate.

B) Decenni 70 e 80 del 900 in cui si è messo in cantiere ed approvato un nuovo Piano regolatore (il primo redatto in termini scientifici) in cui si sono di molto ridotti i parametri edilizi di riferimento, si è data molta più importanza alla qualità della residenza intesa, non solo in termini di nuovo volume realizzabile, ma anche di spazi privati e pubblici a supporto. Era quello il periodo dei citati 15 mq./abitante di verde pubblico da prevedere a supporto della residenza, durante i quali, con finanze pubbliche, sono state realizzate opere come il Parco Parri, giardini su terreni di pertinenza della ex Azienda gas, parchi a supporto di Piani per l'edilizia residenziale pubblica (Via Brigate partigiane, Via Corsico, Via Fogazzaro ecc.) e molti altri interventi di recupero a verde di aree degradate.

C) Anni 90 e primo decennio del 2000 in cui si è teso a massimizzare i profitti degli interventi edilizi consentendo di costruire nei cortili degli edifici già esistenti e di realizzare abitazioni in zone poste alla estrema periferia urbana, non dotate di opere di urbanizzazione quali strade, parcheggi e, incredibile a dirsi, persino sprovviste di impianti tecnologici essenziali come rete fognaria e pavimentazione stradale.

Si è tentato di ovviare a questa situazione creando vere e proprie "coree urbane" attraverso "Ambiti di trasformazione urbana" nei quali, in caso di intervento privato, veniva prevista la cessione al comune di enormi porzione di terreno (circa 200.000 mq. ad oggi). In questi contesti, extra periferici, le Amministrazioni locali che si sono succedute non hanno realizzato nulla (vedere pag.88 della relazione al Documento di Piano del PGT del 2010), oppure per aggirare il problema hanno approvato varianti urbanistiche per trasformare l'ipotizzabile area verde in terreno commerciale attraverso la costituzione di una apposita società immobiliare miseramente naufragata. Una forma di miserrimo tentativo di speculazione pubblica.

Il risultato di queste fasi politiche succintamente descritte è quello sopra indicato, vale a dire che ogni cittadino vigevanese attualmente dispone di verde pubblico accessibile e fruibile pari a mq. 2,17 per ogni abitante, gravemente al di sotto delle stime più negative.

Come si può ovviare a questa grave mancanza che abbiamo visto condiziona pesantemente la qualità della vita dei residenti?
Vengono riportate alcune ipotesi di cui va valutata la percorribilità:

1) Trasformazione per lotti funzionali di almeno una parte (ad esempio 200.000 mq.) della vasta area degradata posta lungo la sponda destra del fiume Ticino in un Parco di livello sovra comunale , da realizzare anche con scambi di aree previste in cessione gratuita al Comune da parte dei privati che intervengono negli Ambiti di trasformazione urbana inseriti nel PGT.

2) Trasformazione a verde urbano di alcune aree dismesse che si trovano in condizioni di grave degrado, incominciando da quelle poste in luoghi più strategici della città, anche attraverso convenzioni da attuare con privati.

3) Abbandonare l'idea di insediare un Centro commerciale attraverso la vendita di un' area da tempo appartenente al demanio pubblico (Brughiera), oppure, se il Centro commerciale viene ritenuto una soluzione indispensabile per il futuro della città (?), prevedere (oltre alla monetizzazione) uno scambio di aree con eventuali acquirenti, finalizzato alla realizzazione di parchi di quartiere in zone particolarmente carenti (ad esempio quelle lungo gli assi urbani di accesso alla città come corso Milano, Corso Genova e Corso Torino ecc.).

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