Inizia il 19 di marzo 2013 un ciclo di incontri incentrato su alcune tematiche di stringente attualità, intitolato “Ecologia del vivere quotidiano”.
Promotori e organizzatori del corso sono Vigevano Sostenibile, l’associazione che più di tutte ha contrastato il progetto di centrale elettrica a olio di palma previsto alla Morsella, Slow Food e Fiume Azzurro Gruppo di acquisto solidale.
L’iniziativa è rivolta a tutti coloro che desiderano approfondire i problemi legati alla tutela
dell’ambiente e la salute di tutti noi con particolare attenzione alla realtà locale; ma anche a chi vorrà capire meglio i meccanismi della raccolta differenziata, come funziona un gruppo di acquisto solidale e che cosa sia lo sviluppo sostenibile.
Date e temi degli incontri
- 19 marzo Presentazione del corso (Marco Savini e G. Paolo Sedino).
Ambiente e clima (Plinio Chiesa e Marco Savini) - 26 marzo L’energia (Marco Savini e G. Paolo Sedino)
- 9 aprile Territorio, inquinamento (Claudia Montanari e Angelo Grungo)
- 16 aprile Rifiuti: problema o risorsa? (Fausto Pistoia)
- 23 aprile Economia, cambiare si può (Marco Savini e G. Paolo Sedino)
- 7 maggio Il cibo e lo stile di vita (K. Sambin, A. Eberlin, M. Savini e G.P. Sedino)
Le serate, della durata di circa due ore, e si terranno presso la sede del Circolo Cascame in via Zara 2 (angolo via Matteotti), con inizio alle ore 21,00.
L'articolo di presentazione, pubblicato da La Barriera è accessibile qui: Corsi Vigevano Sostenibile 2013
Lo riportiamo tuttavia integralmente, per una più agevole lettura.
Il primo incontro servirà a presentare il corso e verterà su un tema assai “ampio”: l’ambiente e il clima. Chiediamo a Marco Savini e Plinio Chiesa di spiegarci in particolare un punto che sarà trattato, il cosiddetto “pacchetto clima-energia 20-20-20”.
«Si tratta di un accordo raggiunto nel dicembre 2008 dal Consiglio Europeo sul pacchetto clima ed energia, che prevede, da parte dei Paesi membri dell’Unione Europea, entro il 2020, la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, l’aumento dell’efficienza energetica del 20% e il raggiungimento della quota del 20% di fonti di energia alternative. Ricordiamo che l’Italia dovrà coprire il 17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili, circa 7 punti percentuali in più rispetto alla quota del 10,1% raggiunta nel 2010. Ai fini del calcolo del raggiungimento, la direttiva distingue tre settori: elettricità, riscaldamento e raffreddamento, trasporti. Per quanto riguarda la sola energia elettrica, a gennaio 2013, l’Italia, secondo l’Istat, ha già raggiunto l’obiettivo. Purtroppo siamo ancora lontani dagli altri obiettivi (riscaldamento e trasporti)con il rischio di incorrere in sanzioni.»
Sempre nella prima serata affronterete i concetti di clima e biodiversità a livello globale; ma, calati nel contesto geografico della Lomellina, quali riflessione possiamo fare al riguardo?
«La Lomellina sta diventando un’appendice lombarda dell’agroindustria che sfrutta con notevoli profitti i contributi forniti alle così dette agro-energie dalle generose leggi nazionali e regionali, pagati dai tribuenti. Si vedono proliferare impianti di produzione di bio-gas che, invece di usare gli scarti della buona agricoltura, impiegano migliaia di ettari per la produzione di mais scadente da fermentazione. L’ecosistema della risaia sta velocemente scomparendo. A causa di un microclima alterato si sta riducendo il numero di diversi animali come le rane, i pipistrelli e le rondini, e ciò favorisce per contro l’aumento delle zanzare e dei moscerini.»
Chiediamo a Gian Paolo Sedino un’anticipazione sul tema della seconda serata e cioè lo sfruttamento delle risorse energetiche; in particolare sono sostenibili le molte centrali che sono state impiantate in Lomellina?
«Nel 2012 la “Provincia Pavese” dava 56 impianti di rinnovabili a Vigevano, 21 a Gambolò e 17 a Cilavegna; in provincia 2087 di solare, 10 di idraulica, 0 di eolica, 61 di biogas e 19 di biomasse. Riteniamo però che questi due ultimi tipi di impianti (biogas e biomasse), che si fregiano del prefisso “bio”, non siano sempre sostenibili, soprattutto quando invece di utilizzare rifiuti, scarti di campagna e liquami di allevamenti, ricorrono a prodotti espressamente coltivati per ricavare energia. Queste colture sottraggono infatti terreno fertile alle colture di qualità, a favore di prodotti non alimentari, per cui anche poco controllati e magari OGM. Per il fotovoltaico a terra vale un discorso analogo: positivi gli impianti installati su aree compromesse come per la ex discarica di Belcreda di Gambolò; negativi tutti gli impianti che sottraggono terreno fertile all’agricoltura per fare business con gli ancora generosi incentivi. Il fotovoltaico “virtuoso” va installato sui tetti delle abitazioni (piccola taglia) e delle aziende agricole, commerciali, artigianali e industriali (media taglia).»
In Italia, la pianura Padana è, insieme a diversi tratti costieri, il territorio maggiormente depredato in termini di cementificazione. La Lomellina riuscirà a reggere l’impatto dei capannoni, delle superstrade, dei centri commerciali? Lo chiediamo a Marco Savini e Angelo Grungo.
«In Italia negli ultimi 15 anni sono stati edificati 3 milioni di ettari di territorio, pari a Lazio e Abruzzo insieme. Dal 1950 abbiamo perso il 40% della superficie libera. In Lombardia dal 1999 al 2007 ogni giorno sono state urbanizzate aree pari a 6 volte piazza Duomo di Milano (quasi 12 ettari al giorno). Negli ultimi 20 anni si è perso il 15% del territorio agricolo. In provincia di Pavia ogni anno vengono cementificati o asfaltati 5 metri quadrati di suolo per abitante per un totale ci circa 425 campi di calcio. A Vigevano se ne cementificano “solo” 64 di campi di calcio all’anno, sottraendo il 24% circa del territorio comunale (fra il 1954 ed il 2007.»
E l’inquinamento atmosferico?
«Parona e Vigevano sono ampiamente fuori legge, anche se c’è stato un minimo miglioramento tra il 2011 e il 2012, ma con l’anomalia dei dati peggiori in campagna (via Valletta Fogliano) rispetto alla città. Sembrerà un caso, la centralina di Fogliano è più lontana dal traffico urbano, ma è più vicina all’inceneritore di Parona.»
Veniamo al tema della quarta serata: i rifiuti sono un problema o una risorsa? Chiediamo a Fausto Pistoja come sta funzionando la raccolta differenziata a Vigevano e se in generale è entrato nella mentalità comune il concetto di rifiuto come risorsa.
«La “vera” raccolta differenziata, quella che funziona, è quella fatta porta a porta. A Vigevano è stata introdotta nei quartieri Centro, Piccolini e Morsella nella primavera scorsa. Dove è partita si è passati facilmente da una percentuale di raccolta che languiva attorno al 20% a un incoraggiante 60%. Purtroppo ciò non significa automaticamente che vi sia stata una presa di coscienza da parte dei cittadini. Proprio per questo Vigevano Sostenibile ne parla da più di un anno nei suoi incontri.»
Sviluppo sostenibile o decrescita? Quale via seguire? Lo chiediamo a Gian Paolo Sedino.
«Il Global Ecological Footprint ci avverte che la nostra impronta ecologica ha superato per più di 1,5 volte le capacità di rigenerazione delle risorse globali del Pianeta. Salvo rapido ravvedimento, il trend per il 2050 è in netto peggioramento visto che si parla di un superamento di 2,5 volte. In altre parole la voracità dell’uomo (quello dei Paesi evoluti) avrà sottratto due volte e mezzo le risorse “rigenerabili” mettendo in mora le generazioni a venire. Sappiamo inoltre che il 20% della popolazione mondiale (1,5 miliardi circa) consuma l’80% delle risorse, mentre quasi la metà della popolazione mondiale (più di 3 miliardi) sopravvive con meno di due dollari al giorno. In Italia il 14% della po- polazione (circa 9 milioni di persone) vive sotto la soglia di povertà (dati Bankitalia 2012). Nell’Occidente ricco la vita media è di 80 anni e il consumo medio di energia è di 10.000 kwh all’anno. Nelle regioni meno “sviluppate” (5,5 miliardi di uomini) la vita media è di 40 anni e il consumo di energia è di 100 kwh all’anno.
Potremmo andare avanti a sgranare il rosario delle storture che questo modello economico-finanziario globale porta con sé, concentrando sempre più ricchezza nelle mani di pochi e distribuendo miseria e povertà alla stragrande maggioranza degli esseri umani, ipotecando il futuro dei nostri nipoti e pronipoti. È chiaro che quando si invoca sviluppo senza precisare “come”, si dà aria ai denti. Se si parla di cibo bisogna ricordare che nell’Occidente “ricco” spendiamo più per le diete che per alimentarci. E ancora, si distrugge un’enorme quantità di derrate alimentari a causa delle distorsioni del sistema distributivo (cibo che scade e si deteriora) o della politica dei prezzi fatta dai “mercati” (meglio buttare al macero il grano in eccesso piuttosto che far scendere il prezzo unitario). Il mondo povero muore di fame, mentre quello ricco si ammala di obesità.
A fronte di queste considerazioni ci dobbiamo porre alcune domande: è verso uno sviluppo “sostenibile” che dobbiamo sforzarci di riorientare la nostra economia? È quindi indispensabile un’energica cura “dimagrante” che porti la popolazione dei Paesi ricchi a fare un passo indietro nei consumi per salvare ambiente, risorse, salute e vite umane? È tempo che si adotti tutti quanti un nuovo stile di vita più sobrio, una nuova frugalità? Per rispondere cito Serge Latouche, economista e filosofo francese: “Di fatto siamo tutti sottomessi alla mano invisibile del mercato. Il popolo non ha il diritto di decidere il suo destino perché è il mercato finanziario a scegliere per lui. […]
L’alternativa al paradigma della società dei consumi, basata sulla crescita illimitata, è una società conviviale che non sia più sottomessa alla sola legge del mercato”.»
Marco Beretta
Nessun commento:
Posta un commento