L’oasi Lipu “Bosco del Vignolo” nasce nel 1998 da una convenzione fra il Comune di Garlasco e la Lega Italiana Protezione Uccelli.
Ne parla LaBarriera in un articolo datato marzo 2013, accessibile integralmente qui: Oasi del Vignolo.
Tuttavia, per comodità di lettura, lo riportiamo integralmente in questo post.

Siamo dunque in Lomellina, nella porzione occidentale della provincia di Pavia, all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino; localizzata interamente all’interno del comune di Garlasco, in località frazione Bozzole e si estende per una superficie di circa 15 ettari.
L’Oasi, nel corso degli anni, è stata dotata di alcune strutture che ne facilitano la fruizione: un parcheggio per automobili e biciclette; pannelli didattici su diverse tematiche ambientali; uno stagno didattico; un centro visite per l’accoglienza degli ospiti e la distribuzione di materiale informativo; un capanno per gli attrezzi; un giardino delle farfalle; una rete di sentieri: acqua potabile e un’area pic-nic.
Il Vignolo prima della Lipu. Il nome Vignolo ci ricorda che fino agli anni cinquanta del Novecento questa zona era occupata da orti e da piccoli vigneti a conduzione familiare. Si coltivava un’uva da vino molto tannica, il tinturìnn (o tinturènn), così chiamato perché lasciava un alone colorato nelle tazze in cui si beveva a causa della notevole quantità di tannini presenti. La pianta, resistente alle malattie della vite, dava un vino di scarsa qualità ma leggero e soprattutto tonificante contro l’arsura delle giornate estive: il tinturìnn si beveva freddo, cosa possibile anche in piena estate per la presenza di numerose risorgive d’acqua fresca. Nella seconda metà del secolo iniziano i problemi e ciò che era un piccolo paradiso agricolo entrerà in uno stato di incuria e sfregio durati mezzo secolo. Gli orti e le vigne vengono abbandonati, si inselvatichiscono e vengono fagocitati dalla natura selvatica. Il peggio però per il Bosco del Vignolo sarebbe arrivato tra gli anni ’60- ’80: l’insediamento di una discarica (in attività fino agli anni ’80) e di un campo da motocross, due interventi antropici con un pesante impatto sull’ecosistema locale.
Fortunatamente in quegli anni si gettano le basi per un futuro recupero delle aree. Il Comune di Garlasco inizia una serie di acquisizioni di terreni e lo stesso fa il neonato Parco del Ticino. Ma a parte questo, nulla di buono succede fino alla fine degli anni ’90. La svolta avviene nel 1998. Il Comune di Garlasco e il Parco del Ticino decidono di rivitalizzare la zona e ne affidano la gestione alla Lipu, gestione che ha dato ottimi frutti e che tutt’ora persiste, compiendo quindici anni a giugno 2013.
La messa in sicurezza della discarica. Tra il 2006 e il 2008 la discarica è stata completamente ricoperta da teli impermeabili e da uno spesso strato di argilla e suolo fertile sul quale è stata effettuata una piantumazione di piante erbacee e di alberi. Con qualche difficoltà di attecchimento iniziale, che oramai si può dire superato, la zona della discarica si sta lentamente inserendo nelle aree “naturali” dell’oasi.
Bonifica del campo da cross. Dal momento della chiusura del campo da motocross la vegetazione ha progressivamente ricolonizzato i terreni inutilizzati. Come spesso accade in situazioni di degrado, specie esotiche pioniere come le robinie hanno avuto il sopravvento sulla vegetazione autoctona. Ai loro piedi però si stendeva un fiume sinuoso di… pneumatici abbandonati. Sempre fra il 2006 e il 2008 sono stati asportati due cassoni di pneumatici abbandonati da decenni. Sono state organizzate iniziative di educazione ambientale sul campo che hanno coinvolto i diversi partner afferenti al Bosco del Vignolo: il Comune di Garlasco con i ragazzi delle scuole e i volontari della Protezione Civile, il Parco del Ticino e la Lipu. Per l’occasione si è stabilita una collaborazione con un’altra associazione presente sul territorio: il circolo locale di Legambiente. Parallelamente sono state piantumate diverse specie arboreo-arbustive autoctone.
L’apertura dei sentieri e nuove zone di biodiversità. Sono quattro i sentieri all’interno dell’Oasi del Vignolo: il sentiero dei Fontanili, il sentiero degli Equiseti, il sentiero degli Ontani e il sentiero dei Ciliegi. Nei quindici anni di vita dell’oasi sono state numerose le iniziative intraprese per l’implementazione della biodiversità locale. Va certamente ricordato il progetto della Regione Lombardia e dell’Università di Pavia per la reintroduzione di due importanti anfibi endemici: il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) e la rana di Lataste (Rana latastei). Questa azione ha comportato lo scavo di tre pozze all’interno del bosco. Essendo quest’area caratterizzata da una falda freatica molto alta, le pozze possono beneficiare della presenza di acqua dal sottosuolo in ogni stagione dell’anno. La stabilità dell’habitat permette la deposizione delle uova dei due anfibi reintrodotti e il mantenimento di popolazioni vitali. La creazione di questi nuovi habitat ha portato benefiche conseguenze a numerose specie animali e vegetali: raganella, rana verde, tritone punteggiato, invertebrati come il ditisco e la Libellula depressa, oltreché piante acquatiche come i giunchi e la lenticchia d’acqua. In tempi più recenti un intervento simile è stato attuato all’interno dell’ex-campo da motocross, nella parte più arida dell’oasi, dove prima non vi era alcun ristagno di acqua, nessun affioramento di falda. La creazione di stagni artificiali ha assunto un ruolo fondamentale per la riproduzione degli anfibi e di numerose specie di invertebrati. Anche la biodiversità vegetale ne ha tratto beneficio: gli specchi d’acqua sono già stati colonizzati da idrofite galleggianti, mentre le rive sono state piantumate con alcune elofite come giunchi e carici.
Lo stagno didattico posto nella radura nei pressi del Centro Visite, ha dato risultati ancora migliori. Si è creato un ambiente con un ricco corredo floristico fatto di molte specie acquatiche, sia galleggianti che radicanti, e di bordura. Dal punto di vista faunistico si è creato un vero e proprio ecosistema completo, che va dagli invertebrati agli anfibi, fino ai predatori come la biscia d’acqua e l‘airone cenerino osservato più volte nei pressi dello stagno.
Collaborazione con l’Università di Pavia. Dalla nascita dell’Oasi il Dipartimento di Biologia Animale ha avviato il progetto di reintroduzione di due specie di anfibi di interesse comunitario, il pelobate fosco e la rana di Lataste. Per tutti gli anni successivi sono stati condotti censimenti e monitoraggi sulla comunità di anfibi e rettili presenti nell’oasi. In tempi più recenti è stato sviluppato un progetto di ricerca sul gambero di fiume, un’altra specie di grande interesse conservazionistico per la Pianura Padana.
Piantumazioni. Dall’istituzione dell’Oasi la LIPU ha privilegiato la messa a dimora di essenze autoctone e favorito la loro diffusione, con il contenimento delle specie esotiche come la Robinia e l’Acero negundo. Questo permette la creazione di habitat naturali ad alto valore di biodiversità vegetale ed animale. Fra le altre si ricorda la piantumazione di una siepe arboreo-arbustiva ai piedi della scarpata, lungo la strada di accesso all’oasi, di pregio ecologico ed estetico.
Eventi e ingressi sempre gratuiti
Da sempre la LIPU svolge attività di educazione ambientale all’interno dell’oasi. In accordo con l’amministrazione comunale le scuole di Garlasco fruiscono gratuitamente di questo servizio. Le scuole al di fuori della città di Garlasco sono sempre benvenute: all’interno dell’oasi le tematiche ambientali sono tali e tante per cui ogni ordine scolastico può trovare argomenti di discussione, sia sul campo che in aula. Il costo della visita è davvero basso se rapportato ad altre uscite didattiche sicuramente meno stimolanti. Alla visita in oasi spesso si affiancano interventi in classe preparatori all’uscita in natura. Fruitori di queste attività sono solitamente le scuole dell’infanzia e quelle primarie. L’oasi è aperta al pubblico nei mesi da marzo a giugno e da settembre a novembre, nei fine settimana e nei giorni festivi (dalle 10 alle 18. Alle 17 con l’ora solare). La visita all’oasi è gratuita e l’operatore della Lipu è disponibile per accompagnare i visitatori alla scoperta delle peculiarità e delle ricchezze naturalistiche del Vignolo. Per incentivare la fruizione dell’oasi nelle stagioni primaverili ed autunnali vengono organizzati gli “Eventi Natura”, giornate a tema in cui si affianca la visita all’oasi con laboratori creativi per i bambini e intrattenimento per gli adulti. Rientra in questa categoria l’evento che si terrà il fine settimana del 23 e 24 marzo, la Giornata di Primavera del Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano. È la prima volta a livello nazionale che si stabilisce una collaborazione fra le due associazioni ambientali. Solitamente il Fai rivolge la propria attenzione a dei monumenti o altri beni artistici, organizzare la festa del Fai al Bosco del Vignolo significa riconoscerne il suo alto valore monumentale e paesaggistico.
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